Arriva il Mashable Social Media Day Italia!

Sicuramente, se siete fan di internet, tra i vostri segnalibri ci sarà Mashable. Per me ormai è una piacevole tradizione: ogni giorno (in realtà più volte al giorno!) grazie a Mashable mi aggiorno sulle notizie più interessanti e curiose che girano per la Rete. Immaginate la mia sorpresa quindi quando ho scoperto che a ottobre un evento ufficiale approderà in Italia! Si tratta del Mashable Social Media Day Italia, la manifestazione che Mashable organizza dal 2010 negli Stati Uniti e che da noi zitta zitta è già giunta alla quarta edizione. L’evento è in costante crescita e l’edizione del 2017 si prospetta come la più ambiziosa in assoluto: non un semplice aggiornamento sugli ultimi trend nel campo del web marketing, ma una vera e propria full immersion da cui uscire con nuove conoscenze, grandi insegnamenti e prospettive inedite. Ci saranno conferenze, ma anche un grande party finale, ci saranno sia le personalità più influenti del web che rappresentanti di azienda: quale migliore occasione per farsi notare? Magari anche grazie alla Startup Competition, un’incredibile opportunità che permetterà alle startup con il pitch più convincente di sfruttare postazioni di coworking gratuite, sia in Italia che all’estero, oltre alla possibilità di incontrare i membri di Italian Angels for Growth. Il tutto ovviamente sotto il segno di un’istituzione come Mashable.
Con un programma così ricco ovviamente i biglietti stanno già andando a ruba: i pochi rimasti possono essere acquistati, con uno sconto speciale, su http://l12.eu/mashable2-1617-au/0YIFLHTW9DFXNIT24VBR. Dal 19 al 21 ottobre, mi raccomando, non prendete altri impegni che ci sono gli #SMDAYIT #DIDAYS!

Buzzoole

Il 2009 in 175 post

Anno decisamente particolare, questo 2009 che ci stiamo lasciando alle spalle. E’ stato l’anno delle tragedie (su tutte il terremoto abruzzese) e delle morti inaspettate (Valentina Giovagnini, Michael Jackson, Mike Bongiorno). E’ stato l’anno di grandi eventi, dall’insediamento di Barack Obama (ed il tributo di Spiderman) ai Mondiali di Nuoto romani, è stato soprattutto l’anno dell’influenza suina, della fusione Disney-Marvel, del superenalotto milionario, dei social network, con l’inarrestabile ascesa di Facebook o l’inaspettato successo di Twitter. Televisivamente (ma anche musicalmente) il 2009 ha sancito invece il succeso dei talent show: due edizioni per X Factor (ma la doppietta quest’anno l’ha fatta pure il Grande Fratello), il quasi-talent – perlomeno negli intenti  – Miss Italia, il debutto di Italian Academy e quello di Italia’s Got Talent (che in Inghilterra ha lanciato l’ormai affermatissima Susan Boyle). Da noi invece i talent show hanno sfornato – oltre al vincitore di Sanremo 2009 Marco Carta – Noemi, protagonista dell’anno musicale prima con Briciole e poi con L’amore si odia assieme a Fiorella Mannoia, in attesa che salga sul palco dell’Ariston assieme a Marco Mengoni, Morgan e Valerio Scanu. Ma effettivamente l’anno che si appresta a concludersi dal punto di vista musicale ci ha dato veramente poco: escludendo il fenomeno Lady Gaga, rimane giusto il ritorno di Mika e l’operazione benefica degli Artisti Uniti per l’Abruzzo (arenato invece il progetto TBand). Poco creativo anche il 2009 televisivo: l’unica vera novità è stata il delizioso Tutti Pazzi per Amore, mentre tutto il resto – a partire da L’Era Glaciale ed il perdibile Mistero – sapeva decisamente di già visto. Peccato.

Disney compra Marvel. E ora?

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La notizia è di quelle bomba e, statene certi, se ne parlerà a lungo: Disney ha appena acquistato Marvel. E la news, che uno potrebbe pensare interessi solo nerd e pochi più, si è conquistata la prima pagina di Corriere.it, oltre a suscitare un bel po’ di clamore pure su Twitter (in pochi minuti Disney, Acquire MarvelMickey Mouse e Wolverine sono già balzati in vetta ai trending topics). Ma a conti fatti cosa vuol dire il marchio Marvel in mano a Disney? Per ora niente, se non che le tasche della Disney saranno ancora più piene (non appena avrà ammortizzato i – rullo di tamburi – 4 miliardi di dollari spesi) e, cosa ben più importante, che i lungometraggi con protagonisti gli eroi Marvel (Spider Man, X Man, Iron Man, Hulk e i Fantastici Quattro, giusto per citare quelli che hanno sbancato il botteghino) potranno appoggiarsi alla Buena Vista per la distribuzione. Il pericolo però è un altro: il terrore neanche troppo infondato di una svolta disneyana nei fumetti Marvel. Non si tratta tanto di stravolgere le saghe già esistenti (sarebbe folle, visto l’enorme successo degli albi), quanto di realizzare prodotti paralleli di dubbia qualità: crossover del tipo Paperinik incontra Spiderman. Sperando che, nel politically correct di Disney, ci sia ancora spazio per una nuova Civil War.

L’identikit del perfetto vincitore del Superenalotto

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Se scrivessi il solito post “con tutti i problemi che ci sono al mondo, dedicare servizi su servizi al Superenalotto mi pare assurdo” probabilmente verrei tacciato di banalità. E sebbene, come un po’ tutti gli italiani, avrei volentieri vinto io quel montepremi, non posso che gioire – perlomeno un pochino – che la mania del gioco sia finita, che un giorno si e l’altro pure non si parli più di concorsi milionari, che i tiggì nazionali citino i giornali esteri non solo per dire che “il Bild ha addirittura organizzato un aereo per venire a giocare”. Quello che però non mi aspettavo (o forse si) era la morbosa ricerca del fortunato vincitore. Ero rimasto già interdetto stamattina quando, dando un’occhiata a Corriere.it, avevo letto il nome (e non il cognome) del presunto vincitore: mi sembrava una mossa un po’ incauta, visto che identificarlo in un paese così piccolo come Bagnone non è certo difficile e c’è gente che farebbe follie per incassare una cifra del genere. Immaginatevi la mia reazione quando ho visto le decine di interviste strappate da un po’ tutti i telegiornali. Non solo un nome, ma pure un cognome, un’età, una professione e soprattutto un volto: speriamo solo che nessun ladro (anche improvvisato) presti attenzione ai rumor e non renda l’uomo più fortunato d’Italia anche il più sfortunato. Certo, non c’è la certezza che sia proprio Ugo (e nel frattempo sono spuntati altri quattro papabili), ma le scuse addotte dall’uomo non sono tra le più credibili: “se avessi vinto non me ne starei qui”, “non posso essere io, si dice che il vincitore sia single, io ho un flirt”. E soprattutto, a chi gli chiede della schedina perdente che per sua stessa ammissione avrebbe giocato, risponde: “mah, non so, l’avrò buttata o persa nei festeggiamenti“. Certo, come no.

McDonald’s Video Game

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Tranquilli, McDonald’s non si è (ancora) data ai videogiochi. Quel “Video game” del titolo però non è lasciato al caso: è un progetto rigorosamente non ufficiale e pure vecchiotto, ma non per questo meno attuale o interessante, anzi. Lo scopo di questo giochino in flash (perché alla fine di giochino in flash si tratta) è mandare avanti un McDonald tutto nostro: si tratta di investire in terreni – da suddividere poi tra coltivazioni e allevamenti – nutrire e macellare le bestie, gestire il personale del punto vendita ed elaborare le giuste. A metterla così sembrerebbe uno dei tanti gestionali, oltretutto privo di una licenza ufficiale, invece è l’irriverenza a fare la differenza. Perché essenzialmente Mc Donald Game, ancor prima che un passatempo senza pretese, è un’enorme presa per i fondelli alla catena di fast food. I pochi terreni disponibili non sono sufficienti? Basta corrompere il sindaco o demolire un villaggio o distruggere la foresta adiacente per aumentare le proprie proprietà. E se qualche noiosa associazione noprofit cominciasse a protestare facendoci cattiva pubblicità, bè, si tratterebbe di corrompere qualche personalità di spicco per riconquistare l’opinione pubblica. O di optare per una nuova campagna pubblicitaria. Stessa cosa per gestire animali e dipendenti: scarti industriali e mobbing sono la ricetta perfetta per il successo. Divertente, no?

E’ possibile tradurre la lingua dei cani?

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Non potevamo proprio farne a meno, dobbiamo ammetterlo. E chissà che dopo il Giappone, non invada pure il resto del mondo: uscirà il 27 Agosto il Bowlingual Voice. Che sarebbe l’unico inimitabile traduttore istanteneo per cani: un microfono wireless fissato sul collare del cagnolino registra i vari guaiti del cane e li trasferisce ad un dispositivo che, grazie ad un comunissimo schermo lcd, mostra lo stato d’animo dell’animale. Un gadget davvero imperdibile, no? Quello che però ancora non sapete è che: 1) costa la bellezza di 19.950 yen – circa $200  2) in realtà è il nuovo modello di un prodotto uscito 7 anni fa, con nuove feature quali il riconoscimeto vocale o la possibilità di salvare i rumori del cane o ancora di osservare come interagisce con altri cani dotati di Bowlingual Voice 3) il modello precedente, il Bowlingual appunto, ha venduto la bellezza di 300.000 unità in Giappone. Ora, io adoro il Giappone e ancora di più i giapponesi (e non ho neanche un cane, a dirla tutta), ma padrone e cagnolino non dovrebbero capirsi al volo? Insomma, sarà pure un passatempo/giocattolo, ma quasi ventimila yen non sono mica spiccioli!

You’ve won the lottery!

Immaginate: accendente il vostro bel computer, aprite il vostro browser di fiducia, andate su GMail (o su qualunque altra casella di posta) e trovate la fatidica mail. Hai vinto 40 milioni di dollari alla lotteria. La reazione di qualsiasi persona dotata di buon senso sarebbe maledire i poco efficenti filtri antispam di Gmail (o di qualunque altra casella di posta) e cancellare manualmente la mail. Niente di più sbagliato: ad un uomo di Sydney è successa la stessa cosa. Solo che, fortuna per lui, prima di cancellare il presunto spam ha cercato su Google il numero del suo biglietto, scoprendo che la vincita era reale. E guadagnando tutto d’un colpo 40 milioni di dollari. Colpa della moglie che, comprando il biglietto, non ha lasciato né indirizzo reale né numero di telefono, ma soltanto l’indirizzo email: la NSW Lotteries si è quindi trovata costretta a comunicare la straordinaria vincita via internet. Chissà se anche i tedeschi che hanno vinto un viaggio in Italia per giocare al Superenalotto scopriranno della loro eventuale (speriamo improbabile!) vittoria via web…

Questione di tempismo

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In tutte le cose ci vuole il giusto tempismo, talvolta per non turbare gli animi, altre per trarre il massimo profitto. Capitano però volte in cui le due condizioni – non turbare gli animi e trarre profitto – proprio non possono convivere assieme. E’ il caso della notizia di oggi, incentrata – tanto per cambiare – sul compianto Michael Jackson: LifeGem produrrà una serie limitata di diamanti ottenuti a partire dai capelli di Jacko. La ciocca in questione è quella bruciata durante il celeberrimo spot della Pepsi che John Reznikoff acquistò assieme alla giacca – firmata Armani, eh – con qui è stato spento il fuoco. Un’operazione simile era già avvenuta nel 2007 con i diamanti di Beethoven, dove però la (bizzarra?) idea era parsa più un tributo che altro: la volontà invece di produrre i diamanti di Jackson poche settimane dopo la morte dello stesso è semplicemente di cattivo gusto. Perchè si prospettano cifre astronomiche (i diamanti di Beethoven sono stati piazzati a $240,000 al pezzo, sull’onda della Jackson-mania è lecito aspettarsi un prezzo ancora più alto per questi) che andranno soltanto ad alleggerire ulteriormente le tasche dei fan.

Buona la seconda

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Qualcuno forse si ricorderà del blog che la Rai aprì l’anno scorso in occasione delle Olimpiadi: doveva essere un filo diretto con Pechino, alla fine venne abbandonato dallo stesso autore perchè i commenti vennero intasati di critiche – assolutamente fondate – sulla gestione dell’evento (in maniera peraltro piuttosto discutibile, visto che la motivazione ufficiale recitava “Il blog non è un forum, dove individuato un ambito di discussione, tutti possono dire tutto, a ruota libera, interagendo tra loro“). Adesso la Rai ci riprova: è infatti attivo da pochi giorni il blog per i mondiali di nuoto Roma09. Un blog tutto sommato piacevole perchè sembra realizzato con passione e voglia (vera) di scrivere: nessun post per cui strapparsi i capelli, anzi, ma un’atmosfera decisamente accogliente. Nel mare della disorganizzazione in qui vertono questi mondiali, qualcosa che funziona c’è.

E alla fine fu Italia.it

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Io penso che, al di là di ogni critica, il vero problema del portale Italia.it sia il prezzo. Cioè, per quanto possa essere intuitivo, per quanto possa essere geniale, per quanto possa essere davvero utile e fruttuoso, un sito non può costare 5 milioni di Euro (che poi è la stima del governo, quindi nessuno ci assicura che la cifri non lieviti misteriosamente), specie se l’assegno a sei zeri viene gentilmente offerto dalle tasche dei contribuenti*. Il vero problema è che, se anche il Governo realizzasse un portale sorprendentemente valido – e anche se la Brambilla passasse tutta l’estate tra link e feed – quei milioni di euro non sarebbero comunque giustificabili. Detto questo, il “nuovo” Italia.it è pure peggio del primo. Tutto tranne che “emozionale” (qualunque cosa voglia dire).

* Stessi contribuenti che nelle intenzioni della Brambilla dovrebbero collaborare – a titolo gratuito – a migliorare il portale.